lunedì 28 aprile 2014

Il benessere scaturisce dalla condivisione dei valori e non dal piacere egoistico

La scienza dice che il boy scout se la gode più del libertino

Uno studio di scienziati americani sulle attività cerebrali dimostrerebbe che il comportamento etico ci gratifica più dell'edonismo. 

gianluca nicoletti


Guai a chi pensa che il piacere dei sensi porti alla felicità, è la neuropsichiatria che lo dice. Non aspettavamo altro che qualcuno potesse dimostrarci, prove scientifiche alla mano, che condurre un’esistenza imperniata su principi etici e sull'altruismo ci renda più felici di quanto pensavamo potesse produrre tutto quello che d’ istinto immaginiamo che possa darci piacere.  
In uno studio, appena pubblicato negli atti della National Academy of Sciences (e commentato da The Atlantic) dei ricercatori hanno seguito un gruppo di 39 adolescenti nel corso di un anno misurando la maniera in cui in cui il loro cervello ha reagito rispetto alle rispettive gratificazioni che procurava loro sia l’ attività edonistica, quanto quella più consapevolmente etica.  In un confronto tra baccanali,   videogiochi e  droghe, con seri impegni di volontariato sembra che siano stati questi ultimi a far illuminare il cervello di gratificanti attività elettriche.   
 La foto cerebrale dei ragazzi cavia dimostrava che godevano meno quelli che, per esempio, decidevano di tenere per sé i soldi guadagnati, rispetto quelli che avevano generosamente deciso di donarli ai loro familiari. In questi ultimi diminuivano anche i sintomi depressivi tipici dell’età dell’adolescenza.  
Gli autori della ricerca sostengono che, nell’insieme, i risultati di tanto studio suggeriscono, almeno negli adolescenti, in cui è più facile fotografare le attività del cervello, che : “il benessere può dipendere dal condividere attivamente i valori legati alla famiglia, alla cultura, e alla moralità, piuttosto che la ricerca di un immediato, piacere egoistico."  
Di conseguenza aiutare la classica vecchietta ad attraversare il passaggio pedonale ci pomperebbe dentro più dopamina che addentare una fetta di torta al cioccolato…E mi fermo sui paragoni tra piaceri eticamente gratificanti, con lo zozzissimo edonismo capace di compiacere i bassi istinti.  
Il bello è che nessuna osservanza di principio superiore, o regola religiosa, potrebbe convincerci di questo, quanto l’analisi scientifica dei circuiti cerebrali che si attivano per il nostro piacere. Insomma da quando è possibile fotografare con precisione ogni attività del nostro cervello si è notato che tra i due elementi in cui Aristotele divideva la felicità : l' "edonia", ossia il piacere allo stato brado e l' "eudaimonia", che sarebbe il significato che noi diamo al piacere, quest’ ultimo sarebbe il vero protagonista per cui i nostri circuiti cerebrali ci regalano una bella scarica di quelle cosine che ci danno tanto gusto.  
Insomma godiamo veramente quando riusciamo ad attribuire un senso superiore e profondo rispetto a quello che ci procura piacere. Se  abbiamo dedicato la nostra vita sulla ricerca del divertimento, della lussuria e della ricchezza non potremmo dire di aver veramente goduto, quanto chi invece si è fatto in quattro per aiutare il prossimo sofferente, fare beneficenza, soccorrere gli afflitti.  
E’ come scoprire che un boy scout con la sua buona azione quotidiana  è meno soggetto alla depressione di un libertino ammazzafemmine; non lo dice nessun maestro di vita, o sacerdote, o grillo parlante in genere, ma lo dimostra il cervello quando lavora con i suoi neurotrasmettitori, che ci fanno star bene come psicofarmaci naturali che auto generiamo.  
Tutto questo studio per dirci che fare buone azioni produce un incremento duraturo felicità, rispetto a un piacere puramente edonistico che spara una bella raffica di gioia, ma che si disperde molto più facilmente. Le formichine laboriose vivranno più a lungo delle scriteriate cicale canterine, sempre la stessa storia con cui ammaestrano da sempre, sin da quando siamo in fasce…  
Noi pensavamo di esserci finalmente guadagnato il diritto a goderci un po’ di leggerezza, senza troppi sensi di colpa, ma ecco che ci azzoppano di nuovo gli scienziati di Washington, che restituiscono attualità ad ogni predicatore medievale che ci minacciava con le fiamme dell’Inferno se non avessimo abbandonato la ricerca delle vanità terrene.  
http://www.lastampa.it/2014/04/23/blogs/obliqua-mente

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