martedì 29 luglio 2014

Tandava, la danza che riattiva mente e corpo

Pensate ad una danza morbida, ad un modo nuovo di respirare, ad un fluire armonioso di gesti. Pensate il vostro corpo dall’interno, al vostro sistema ghiandolare che si rinnova, all’organismo che si riattiva.
Se riuscite a cogliere tutto questo siete in linea con la danza Tandava. La conoscete?

Il nome originale di questa danza è tāṇḍava nṛtya. Quando pensiamo ad una danza, non dobbiamo solo immaginare le azioni che si eseguono staccando ritmicamente i piedi dal suolo e successivamente usando le caviglie per riatterrare morbidamente, atto questo che serve a sbloccare il diaframma. La danza Tandava non segue sempre questa regola.
Storicamente sembra che questa danza fosse eseguita nel Kerala solo dagli uomini. Certamente almeno una volta avrete le immagini che ritraggono Shiva/Parvati, dove il blu intenso di una parte si unisce al rosa sfavillante dell’altra, ovvero dove le due metà sono concepite come un’unica entità.
Quando si pratica questa danza il respiro è cosciente e lungo, durante l’esecuzione. La direzione è quella dell’esplorazione sottile delle sensazioni fisiche. Si lavora senza giudizio sulle zone fisiche contratte e su quelle aperte.
Grazie a questa pratica, che fa parte dello yoga kashmiro, è atta ad aprire il sistema corpo-mente, sciogliendo in un profondo rilassamento il corpo, rendendolo così permeabile alle emozioni.

Per rendere più comprensibile il suo significato potremmo dividerla in due momenti (che comunque sempre si susseguono come in un procedimento senza fine o inizio, ma solo rispettoso della ciclicità), troveremmo:
- il dirigersi verso l’incendio;
- il soffiare per il rilassamento.
Questi sono le due parti opposte dell’espressione della stessa forza che penetra in chi si lascia andare ai gesti.
Questo parallelismo si ritrova nelle due forme alternate e complementari che la danza prende: la prima, Rudra tándava, richiama la naturalezza violenta, la forza distruttiva dell’universo; nella seconda, l’Ananda tandava si evoca la creazione dell’universo.

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