venerdì 6 gennaio 2017

La falsa neutralità della tecnologia

La falsa neutralità della tecnologia

Quando si parla di tecnica/tecnologia, il pensiero comune è che questa non è, di per sé, né buona né cattiva, ma che dipende dall’uso che se ne fa. Storicamente, la tecnica/tecnologia, ha sempre diviso.

Apologeti osannanti da un lato, detrattori/denigratori feroci dall’altro. Io faccio parte della seconda categoria (perché a mio modo di vedere per un apparente vantaggio che essa porta seguono inevitabilmente dieci svantaggi), ma rispetto e addirittura comprendo il pensiero di chi la difende e ne è pure entusiasta, perché questo pensiero, ancorché erratissimo a mio modo di vedere, segue comunque un suo filo logico, una sua visione del mondo e della Vita che in qualche modo fanno intendere, vedere, percepire la tecnologia come “positiva”. Lo ripeto, non sono d’accordo, ma ci sta.

Ciò che invece non tollero è quello psuedo-pensiero di massa (e il fatto che sia di massa ci dice che bisogna diffidarne in partenza perché per definizione il pensiero delle masse non è un pensiero libero), secondo il quale “la tecnologia non è in sé né buona né cattiva ma dipende dall’uso che se ne fa”. Questo concetto è relativamente recente, essendo stato formulato dal filosofo tedesco Karl Jaspers (1883-1969). In buona sostanza, afferma Jaspers, la tecnica/tecnologia è essenzialmente un fenomeno di per sé neutrale, un fenomeno le cui conseguenze dipendono, appunto, esclusivamente dall’uso che se ne fa.

Jaspers quando fece questa affermazione doveva trovarsi in leggero stato confusionale, perché nel momento stesso in cui afferma (in “Origine e senso della storia”) che la tecnica/tecnologia condiziona sempre l’essere umano che vive in quel mondo, che lo rende sempre più passivo e dipendente da essa, che questa cambia l’ambiente naturale perché ne impone uno sfruttamento che più si va avanti più diviene spinto e distruttivo, che impone una cultura del “meccanismo”, dell’automazione, della razionalità, dell’artificiosità, dopo tutto questo e altro ancora, della tecnica/tecnologia si può dire tutto tranne che sia un fenomeno neutro. Si può esserne sostenitori perché si vede l’automazione, l’artificiosità, l’automazione, come un qualcosa di positivo, oppure detrattori perché li si coglie come negativi. Per certo l’unica cosa che non si può affermare è che la tecnica/tecnologia sia un qualcosa di neutro, un qualcosa che dipende dall’uso che se ne fa.

Secondo il pensiero comune, un telefono cellulare, non è di per sé positivo o negativo ma dipende, appunto, dall’uso che se ne fa. E’ indubbio che l’oggetto telefono cellulare possa essere utilizzato in maniera intelligente, responsabile, utile, in una parola in modo “positivo” (ad esempio: rimango coinvolto in un grave incidente stradale, chiamo l’ambulanza e questa arriva in tempo a salvarmi) oppure nel suo contrario, cioè in maniera idiota (ad esempio per mettere su Facebook la pizza che stiamo mangiando al ristorante per poi avere altri idioti che commentano “che buonaaaaa”, oppure, peggio ancora, “mmmmmmmmm”!).

E fin qui è tutto vero, compreso il fatto che nel momento in cui, più o meno costretti ad usarlo, dobbiamo cercare di adoperarlo nella maniera più intelligente possibile. Il fatto è che l’analisi si ferma qui e questa non è un’analisi. Se invece si fa un’analisi seria, se si cerca di andare oltre, se davvero si vuole andare alla radice di cosa davvero sono un telefono cellulare e quella tecnologia che lo ha generato, allora si capisce che la sua essenza è inevitabilmente negativa. Lo smart-phone (o qualunque tecnologia) non è qualcosa che cade dal cielo pronto e impacchettato. Il telefono cellulare esiste perché esiste un mondo attorno che in qualche modo lo ha creato. E con delle conseguenze ben precise.
Basterà pensare alla devastazione ambientale che l’estrazione dei vari minerali necessari comporta (coltan, “terre rare”, ecc.), basterà pensare allo sfruttamento umano che questa implica (uomini e sempre più spesso bambini, che essendo piccoli riescono a “intrufolarsi” meglio nei cunicoli di queste miniere, e altrettanto spesso ci lasciano vita), basterà pensare ai ripetitori ormai ovunque che devastano il paesaggio e hanno impestato anche lo spazio, basterà pensare alle plastiche e vernici inquinanti che li compongono, basterà pensare ai danni alla nostra salute per via delle onde e dei campi elettromagnetici che il telefono cellulare genera, basterà pensare alle posizioni monopolistiche dei gestori della telefonia cellulare (posizioni monopoliste di cui la gente è sempre più vittima), basterà pensare ai fenomeni di “controllo sociale” a cui “grazie” ai moderni telefoni cellulari siamo arrivati, basterà pensare all’isolamento relazionale in cui tutti (soprattutto i più giovani), grazie anche al telefono cellulare, ci troviamo sempre più immersi, basterà pensare che questa connessione continua significa in realtà una disconnessione dal mondo vivente, basterà pensare che la tecnologia che sta dietro la telefonia cellulare è di derivazione militare (così come internet e tutto il resto), basterà pensare all’ambaradan pubblicitario e di prestiti finanziari (cioè gente che si indebita per comprarlo) che essa muove, basterà pensare che una volta gettato via e sostituito con uno più nuovo, quel telefono cellulare diventerà un rifiuto iperinquinante per i mari, le terre, l’aria che respiriamo.

Ecco, tutto questo e tanto altro, rappresenta la tecnologia che c’è dietro il telefono cellulare, e questa è la sua essenza perché inevitabile. Senza peraltro dimenticare che mentre l’utilizzo positivo del telefono cellulare (nel nostro esempio, rimango coinvolto in un incidente stradale, chiamo l’ambulanza e questa arriva d’urgenza e mi salva) è sempre potenziale, gli aspetti negativi (vedi sopra) ne rappresentano la precondizione. Senza questi non ci sarebbe alcun telefono cellulare.

Arrivati a questo punto domando: il telefono cellulare è ancora neutro? Dipende ancora dall’uso che se ne fa?

Ma si può andare ovviamente oltre. Ad esempio la tecnologia la tecnologia ci allontana progressivamente e inevitabilmente dalla natura (perché quel suo carattere di artificiosità rappresenta esattamente questo, un allontanamento dalla Natura), ci rende più schematici, più sbrigativi, più impazienti, più “veloci” (salvo però avere ritrovarci ad avere sempre meno tempo per il nostro vivere, che è/dovrebbe essere, ciò che conta), ci rende sempre più dipendenti da essa e con ciò sempre più deboli e non in grado di far fronte alla Vita autonomamente ma esclusivamente attraverso delle protesi artificiali di vario genere da cui siamo sempre più dipendenti (e il telefono cellulare è una di queste).

La tecnologia ci fa relazionare sempre più con un mondo morto anziché con quello vivo e pulsante della natura e dei rapporti umani, ci spegne progressivamente (basterà vedere la differenza di gioia, entusiasmo spontaneo, creatività, forza, coraggio, tra un bimbo nato e cresciuto nella natura ed un piccolo zombie nato in città e costretto a relazionarsi con videogiochi, programmi televisivi, ecc…).
Nel momento in cui la tecnica/tecnologia prendono piede, esse tenderanno progressivamente a trasformarci sempre più in esseri tecnici/tecnologici, tenderanno progressivamente, e sempre più, ad uniformare la nostra visione del mondo e della Vita a quella della tecnica/tecnologia rendendoci incapaci di distinguere tra ciò che è naturale e ciò che non lo è, e anzi a considerare naturale tutto ciò che è artificiale (a partire dai nostri stili di vita) e ad adottare tutti quei rimedi che essa ci propone.

La tecnologia rappresenta un vero e proprio schema mentale all’interno del quale ci troviamo ingabbiati, basti pensare, tanto per dirne una, che consideriamo normale (naturale) condizionare l’aria (aria condizionata). In definitiva la tecnica/tecnologia non e’ affatto rappresentata dagli strumenti che essa produce (e la cui “positività” o meno dipendono dall’uso che se ne fa), ma piuttosto un modo di intendere la Vita e il mondo in una maniera piuttosto che in un altra (artificiale piuttosto che naturale). Infatti la tecnica/tecnologia non solo crea un mondo artificiale a fianco di quello naturale, ma piuttosto e soprattutto sostituisce il primo al secondo; l’avanzata di uno rappresenta la progressiva scomparsa dell’altro; e questo con tutte le conseguenze del caso, conseguenze facilmente intuibili semplicemente guardandoci attorno.

Comunque, per essere chiari, il risultato della tecnologia non è mai estraneo al modo di pensare che la concepisce, e questo significa che per ogni suo risultato negativo, la mente tecnologica non potrà far altro che ricercarne la soluzione all’interno del suo stesso schema, provocando di fatto, una ulteriore avanzata tecnologica. E questo perché una mente oramai tecnologicizzata riuscirà a concepire solamente una risposta tecnologica ad un problema portato dalla tecnologia. Non può fare diversamente perché i suoi schemi di pensiero sono uniformati a quelli di una visione tecnologica. Ma come Einstein aveva intuito con grande lucidità, un problema non può mai essere risolto dalla stessa mente (schema mentale) che lo ha generato.
Che poi all’interno di questo grande calderone la tecnica/tecnologia possa essere usata in maniera più o meno intelligente, più o meno positiva, più o meno consapevole, nessuno lo nega. Nessuno equipara un pannello solare ad un’arma micidiale progettata appositamente per uccidere il maggior numero di persone nel più breve tempo possibile, ma ciò non toglie che anche il pannello solare (con gli ovvi e dovuti distinguo), abbia a monte quelle caratteristiche che informano l’arma micidiale. Il che rende anche il pannello solare, ipso facto, negativo.

In conclusione, la tecnologia non cade dall’alto, non cresce da sola su un albero, non la si raccoglie come fosse un frutto. Ripensiamo per un attimo all’esempio di cui sopra del del telefono cellulare per la cui realizzazione saranno necessari minerali e terre rare e quindi occorrerà disboscare, scavare, inquinare, avvalersi della schiavitù di adulti e bambini che li devono recuperare da miniere che penetrano nelle viscere della terra, e tanto altro ancora. Ecco, quando qualcuno mi dice che la tecnologia è neutra, che dipende dall’uso che se ne fa, vorrei che mi dicesse anche che il prossimo telefono se lo costruirà da solo andando, tra le altre cose, in miniera per recuperare quei minerali indispensabili per la sua realizzazione e funzionamento. Ci vada lui per primo in miniera, dopodiché discuteremo se la tecnologia è davvero neutra, se davvero dipende dall’uso che se ne fa.

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia
http://blog.italiachecambia.org/a-muso-duro/falsa-neutralita-tecnologia/

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