domenica 9 agosto 2015

Demotivazione sistemica

Demotivazione sistemica e conseguenze psico-biologiche e relazionali

Al mattino, quando ci alziamo, il nostro corpo inizia subito a produrre gli ormoni idonei a farci affrontare gli sforzi giornalieri, pertanto le ghiandole corticosurrenali secernono alcuni ormoni maschili e femminili, il cortisolo (cortisone) che permette all’organismo di superare situazioni particolarmente stressanti, l’adrenalina, la noradrenalina ecc. L’attivazione di tali secrezioni non è affatto automatica come potrebbe invece sembrare, ma segue le esigenze dell’individuo esse infatti sono prodotte solo in presenza di uno scopo, di una finalità, di un'intenzione, di un obbiettivo, insomma a patto di sapere in quale direzione “muoversi”.

Se manca l’incipit motivazionale, se si vive nell’indecisione di dove “andare” e nel timore di sbagliare la “direzione”, allora niente secrezione e… tanta stanchezza, una condizione che spesso si "autoalimenta". 
Quando finalmente si ritrovano le motivazioni giuste ecco che le ghiandole riprendono la loro funzione e, se l'indecisione è durata molto a lungo, per non rivivere mai più lo stress di “direzione” e potrebbe verificarsi un’ipertrofia delle stesse (ghiandole surrenali).

Tenuto conto di ciò si potrebbe dedurre che alla base della “sindrome da affaticamento cronico”, una patologia che lascia spossati tutto il giorno e alla quale non sembra esserci rimedio, vi sia appunto un grosso conflitto di direzione e la separazione dal gruppo di persone che davano sicurezza e protezione. Tale devastante immotivazione alla vita pare sia sempre più frequente nei ragazzi di oggi, una pesante conseguenza di questa finta società evoluzionistica.

A ben pensare sono molte altre problematiche in questa vita che possono essere ben spiegate dall’assenza motivazionale.

Leggevo tempo fa che recentemente hanno fatto uno studio da cui emergeva che chi arriva al lavoro in ritardo dà un maggiore contributo in termini di produttività, mi viene quindi da pensare che il ritardo imponga nell’individuo un obbiettivo, una direzione, uno scopo: “arrivare al lavoro al più presto” o "recuperare il tempo perso" che attiva giocoforza le ghiandole surrenali per la produzione degli ormoni utili a fornire le giuste energie per affrontare una produttiva giornata di lavoro.

La sera al ritorno dal lavoro l’uomo sovente disattiva inconsciamente la produzione di cortisolo e si fionda sul divano esausto, la donna invece a causa di ulteriori ed improcastinabili esigenze familiari (cucina-figli-casa) pur stanca continua infaticabile la sua opera sino a sistemare “il nido”, dopodiché non aspettiamoci altro, disattiva le sue produzioni endocrine e per il maschio che nel frattempo si è ritemprato in visione di una serata romantica o passionale c’è ben poco da fare.
Bisogna tuttavia ammettere che nelle famiglie moderne fortunatamente l’uomo di una volta ha modificato il suo ruolo, essendo anche modificato quello della donna, quindi solitamente aiuta come può nelle faccende domestiche senza però disattivare al termine delle stesse la produzione di ormoni in quanto la sua funzione ancestrale, peraltro accentuata dalla onnipresente programmazione mediatica di ipersessualizzazione delle masse, gli impone di rimanere attivo per adempiere al suo “ruolo” naturale, purtroppo però la donna, che ha già terminato la sua funzione atavica, ha già “mollato gli ormeggi” ed è colta da improvvisa stanchezza pertanto...
Ritengo che sia opportuno conoscere certe dinamiche psico-biologiche per comprendere la vera causa dei nostri disagi e a volte per evitare incomprensioni sempre più frequenti, che, come si capisce, sono indotte dal deleterio sistema di sopravvivenza in cui ci si ritrova oggigiorno.

Insomma ci sono molte situazioni della vita che possono essere ben spiegate dall'assenza dell'intenzionalità e si possono verificare ogni giorno intorno a noi, non consideriamo però tali circostanze come patologiche, eccetto in casi estremi che hanno un loro senso biologico e anche una soluzione.

Non pensiamo che la scienza medica ufficiale possa giungere, con gli attuali criteri d’indagine, a formulare tali conclusioni che quindi verranno bollate nella migliore delle ipotesi come ipotetiche, se non utopistiche.
Solo di recente la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) sta valutando tali aspetti per poter giungere alla risoluzione di quei conflitti che generano patologie di ogni sorta.

Fortunatamente si potrà avere contezza di questo ed altri processi biologici, derivanti dall’applicazione della varie discipline mediche olistiche, effettuando delle verifiche su se stessi, senza quindi alcuna indagine scientifica che spesso inficerebbe una teoria che non può essere standardizzata in quanto ogni individuo è un caso a sé.
Solo dopo tali verifiche si acquisirà una sicurezza di sé, del proprio corpo e si comprenderà la semplicità e logicità funzionale della nostra natura.

Non c'è azione senza intenzione.
Marcello Salas

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