venerdì 30 maggio 2014

Cosa sono le metastasi

di Mauro Sartorio

È noto come molti tumori, non coinvolgendo organi vitali, non siano pericolosi per la vita (seno, prostata, melanoma ecc.), ma siano invece le successive metastasi a causare il peggioramento clinico.
Cosa sono le metastasi?
Rapida storia dell'ipotesi sull'origine delle metastasi maggiormente sostenuta al nostro tempo:

Nel 1889 per primo il chirurgo inglese Paget propose l'ipotesi  "seme e suolo" per spiegare la diffusione apparentemente prevedibile dei tumori solidi. Analizzando i dati delle autopsie di 735 casi di carcinoma mammario avanzato, Paget rilevava modelli prevedibili di metastasi viscerali e alle ossa. Introduceva quindi il concetto di ambiente ricettivo, e la sua ipotesi proponeva che una cellula tumorale (seme) per crescere richiedesse il microambiente locale adeguato (suolo).
Nel 1980 Fidler produceva uno studio che confermava che, sebbene le cellule tumorali circolanti si trovino nel sistema vascolare di numerosi organi, queste non danno luogo a malattia metastatica.
Tuttavia, altre aree particolari sviluppano spesso depositi di tumore metastatico, e quindi questi tali siti dovevano essere più favorevoli alla colonizzazione delle cellule tumorali.
Nel 2002 e 2005 viene lanciata l'ipotesi a sostegno della "seme e suolo" da Hiratsuka e Kaplan, con la fondazione del concetto di "nicchia pre-metastatica", terreno di studio su cui i laboratori stanno focalizzando grandi sforzi al fine di trovare il meccanismo secondo il quale il tumore primario prepari anticipatamente, in un altro organo, il suolo adatto per colonizzare il tessuto.

Il punto è che non si conosce scientificamente come funzioni una metastasi, come e perchè una cellula si possa staccare e annidare in un organo particolare piuttosto che un altro, e da lì avviare un processo tumorale diffuso.
Ewing nel 1928 proponeva l'ipotesi che gli spostamenti avvenissero in base alla costituzione anatomica del sistema vascolare, ma empiricamente l'ipotesi discorda rispetto alla scelta del luogo di annidamento di molti tipi di metastasi.
Inoltre modelli sperimentali del 2000 (Chang YS, di Tomaso E, McDonald DM, Jones R, Jain RK, Munn LL) mostrano come ogni giorno si "sgancino" dal tumore primario un milione di cellule tumorali per ogni grammo di massa, e che viaggino per tutto il corpo attraverso i vasi senza annidarsi con metastasi.
Inoltre, se è vero che la casistica vede una certa tendenza del cancro alla prostata a produrre metastasi ossee nelle zone adiacenti, o il cancro al seno a produrre metastasi polmonari, non è però vero che l'irrorazione dei vasi tra i due organi sia diretta, ma le cellule tumorali dovrebbero prima percorrere tutto il circuito vascolare (cuore-polmoni, o quello linfatico).
Inoltre, ripetuti esperimenti di mutazione tumorale delle cellule falliscono nel tentativo di produzione di metastasi a distanza dall'organo (2003 - Minna JD, Kurie JM, Jacks T), e allo stesso modo cellule tumorali che sono rilevate essere diffuse per tutto il corpo della persona, falliscono nella formazione casuale di metastasi.

In conclusione, l'ipotesi su cui si sta lavorando è quella di Paget del "seme e suolo", e su questa base i "semi" devono avere un modo particolare per andare a "piantarsi" nel terreno. Su questo "come" si continuerà a studiare nei prossimi anni.

Uno studio sul "suolo pre-metastatico" sulla rivista Nature http://www.nature.com/bonekeyreports/2012/120502/bonekey201280/full/bonekey201280.html

Questi sono studi molo precisi, ma siccome sono focalizzati sul livello chimico, che è un livello di cui non mi occupo personalmente, vorrei provare ad allargare la prospettiva in modo da osservare il fenomeno dal punto di vista di "Imparare Attraverso Il Corpo".
Il corpo reagisce fisiologicamente, con l'intento di restare in vita, regolando "i livelli della macchina" in base all'ambiente e alle prove che la vita gli propone. Queste regolazioni sono automatiche e non sono sotto il controllo della coscienza (battito cardiaco, livelli ormonali, processi chimici ecc.).
La somma degli stati fisiologici di ogni organo e apparato del corpo, produce una condizione generale che è percepita internamente come stato emotivo, un "colore interiore" che viene associato a quella particolare condizione dell'organismo.
Questa percezione che chiameremmo psichica è un elemento che solitamente nei laboratori non viene presa in esame (e spesso non è possibile perchè si lavora in vitro), ma può dare indicazioni molto importanti. Inoltre è essenziale considerare la funzione biologica del tessuto che è coinvolto nel processo.

Se il cancro alla prostata ha la tendenza a formare metastasi alle ossa (specie nel bacino), vediamo come funziona il meccanismo di preparazione del suolo metastatico, osservando non tanto la mappa bio-chimica, quanto quella psichica (sono 2 mappe che raffigurano lo stesso oggetto, come una unica città vista attraverso la cartina stradale o quella satellitare).
La prostata, dunque, è una ghiandola che ha la precisa funzione biologica di produrre il liquido seminale.
Quando le sue cellule proliferano, sono nella fase di aumento di funzione (Fase Attiva) per produrre maggiore quantità di liquido seminale.
La percezione interna, molto viscerale e connessa con la riproduzione, è "non potere fecondare abbastanza", "non potere continuare la stirpe".

Un essere umano di oggi potrebbe trovarsi in una situazione in cui, per esempio, la figlia non riesce ad avere figli, o ha molte donne ma non riesce a fecondarle tutte, o la moglie ha un altro uomo ecc.
Situazioni, insomma, in cui è necessario fare di più, dal punto di vista della fecondazione.
L'atmosfera psichica profonda in cui è immerso è questa. 

Ora quest'uomo scopre di avere un adenocarcinoma maligno alla prostata. La situazione e l'atmosfera psichica sono le stesse, ma vi si aggiunge un grosso elemento: sono danneggiato, menomato.
Dovrà anche asportare la massa chirurgicamente, e questo comporterà il rischio di non essere più valido, di non funzionare più. Proprio in questo momento di grande necessità.
La percezione di "non essere abile" è esattamente a partenza dalla struttura muscolare e ossea del corpo, ed è in effetti quella a iniziare il processo di osteolisi.
Infatti le ossa in Fase Attiva della curva bifasica fanno necrosi (osteolisi), mentre proliferano cellularmente in fase PCL-A.
Quello descritto è un tumore metastatico alle ossa di derivazione dalla prostata, che a livello chimico si comporta come viene visto nei laboratori, mentre a livello psichico e funzionale segue questo percorso abbastanza usuale. 
La frequenza con cui un uomo può svalutarsi in seguito all'impotenza è sufficientemente alta da poter fare verificare una certa relazione statistica tra carcinoma prostatico e osseo, e supporre "modelli prevedibili" per le metastasi (Paget - 1889).

Il cancro al colon ha la tendenza statistica ad estendersi al fegato: non avendo un caso concreto e reale da osservare (che è l'unico modo sensato di procedere), possiamo comunque muoverci di fantasia e creare un esempio: un uomo ha un adenocarcinoma al colon, che gli viene diagnosticato dopo molto tempo dalla sua origine.
La massa è molto grande, riesce comunque a mangiare come ha sempre fatto, ma c'è il rischio diagnosticato che ostruisca l'intestino. Che ora il colon venga asportato o no, con complicazioni o meno, diciamo che la sensazione chiara è che il suo intestino non funziona bene. Visceralmente il corpo percepisce la difficoltà a nutrirsi adeguatamente.
Come si prepara dunque il "suolo metastatico" proprio nel fegato? Il fegato, tra le tante, ha la funzione di riserva di nutrienti, che vengono accumulati o smobilitati in base alle necessità.
La proliferazione cellulare del fegato (adenocarcinoma) riflette esattamente la necessità di aumentare la funzione di accumulo, nel momento in cui c'è il rischio di restare denutrito. La percezione, anche questa molto viscerale, è "paura di restare senza alimento" "paura di morire di fame".

Il cancro al seno ha la tendenza statistica a generare metastasi alle ossa e al polmone.
Per quanto riguarda le ossa, la percezione biologica ha la stessa colorazione di "svalutazione" vista con la prostata.
Per il polmone non sarà necessario fare nuovi esempi, ma la percezione che si rileva in presenza di un adenocarcinoma polmonare è "panico di morire", sensazione netta e soffocante per chi porta il peso del destino di "malato terminale".

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