domenica 6 luglio 2014

ADUC - L'anonimato sul web e' un diritto. A dirlo la Corte Suprema del Canada

L'anonimato sul web e' un diritto e la polizia deve assolutamente possedere un mandato giudiziario per domandare a dei fornitori di accesso ad Internet delle informazioni su alcuni dei loro clienti. Cosi' ieri ha sentenziato la Corte Suprema del Canada.

All'unanimita', la piu' alta giurisdizione del Paese ha sentenziato che l'ottenimento, dalle forze dell'ordine, di informazioni personali su un abbonato costituisce una ricerca o una perquisizione”. E' necessario, quindi, secondo i giudici, “tener conto del ruolo dell'anonimato nell'ambito della protezione dei diritti in materia di vita privata su Internet”. Questa sentenza arriva nel momento in cui il Parlamento federale ha al vaglio un progetto di legge per dare alla polizia delle vie preferenziali per la sorveglianza su Internet.

 
La funzione del fornitore d'accesso
La Corte Suprema e' stata chiamata in causa da un canadese condannato nel 2007 per aver scaricato delle foto e dei video pedofili che erano stati ritrovati dalla polizia sul suo computer, dotato del programma peer-to-peer LimeWire.
Avendo individuato l'indirizzo IP dell'accusato, le autorita' avevano invitato il fornitore di accesso ad Internet Shaw Communications a fornire loro le coordinate fisiche per l'individuazione della persona e, quindi, per fargli una perquisizione domiciliare.
La difesa, che non ha contestato lo scaricamento dei contenuti pedofili, ha ritenuto che i dati forniti dall'Internet Provider avrebbero potuto far conoscere dei dettagli intimi sulle attivita' e lo stile di vita dell'accusato.

 
L'anonimato, fondamento della vita privata?
Se il tribunale di prima istanza e la Corte d'Appello avevano sentenziato che l'ottenimento di queste informazioni non poteva essere paragnato ad una perquisizione, la Corte Suprema ha invece stabilito il contrario.
“Un certo grado di anonimato e' consono a molte attivita' che vengono fatte su Internet e l'anomimato potrebbe, quindi, essere considerato nell'insieme delle circostanze, essere un fondamento del diritto nell'ambito della vita privata per la protezione costituzionale contro le ricerche, le perquisizioni e i rilevamenti abusivi”, sottolinea il giudice Thomas Cromwell della Corte Suprema.
Il piu' altro tribunale ha inoltre confermato la colpevolezza del ricorrente in merito al possesso dei contenuti pedofili, ed ha disposto un nuovo processo sulla diffusione in Internet di foto e video di pornografia infantile. 

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